mercoledì 11 gennaio 2012

La poesia come pratica di vita...





Articolo a cura di Claudia Bousquet

"La nuova parola ecologico-poetica"

Una buona parola è come un buon albero, la cui radice è profonda e i cui rami  si stendono
verso il cielo.  Ad ogni momento esso dà frutti eccellenti”. [1]

Fare e scrivere poesia,  può non solo abbellire un linguaggio quotidiano, ormai impoverito e depredato da tutte le sue delicate sfumature e ricchezze, ma può anche originare nuovo pensiero e nuova vita .
Riscoprendo, riabbellendo e scegliendo la “ parola nuova”, che io chiamo “ecologica”, poiché come una melodia può raggiungere il nostro e l’altrui orecchio creando benessere, procediamo anche ad un atto di libertà individuale  e collettivo, ad un “nuovo” modo di abbracciare senza violenza più mondi e non solo uno.
Questo processo di rielaborazione, impegnando sia il pensiero, che il corpo , che il cuore (fonte d’ispirazione poetica), ridona circolarità al respiro,  riarmonizzando in noi il doppio piano “terra e cielo”.
Altresì, la poesia con le sfumature e i mondi che essa cela, è un naturale ed innato strumento di pace, interiore ed esteriore, che consente di  rispettare la soglia e lo spazio armonico, sia quello proprio che  quello altrui.
Infatti, quando parliamo con qualcuno stiamo cercando di bussare alla porta dell’altro e vorremmo che quella porta ci venisse aperta...
il tono, la scelta delle parole, il respiro, l’intensità dell’emissione della voce, possono permettere di entrare armoniosamente in empatia con l’altro e di interagire in maniera  più pacifica ed ecologica con il nostro interlocutore.
Quante volte vi sarà capitato di provare una grande serenità dopo aver parlato con qualcuno?O di aver provato ansia ?
  Il parlare, questo comunissimo atto quotidiano, va riscattato proprio dalla sua dimensione di sterile quotidianità e di espressività solo logica ed anaffettiva, affinché possa riacquistare la sua innata dignità e ricchezza di toni e di forme.
La poesia è come un raggio di sole che illumina il cammino”, “ è come il vento che soffia libero, senza confini” ed ancora “la poesia è come una donna umile e gentile”, così descrivono le parole poetiche alcune mie alunne dell’Istituto L.Mangano di Catania, in seguito ad un laboratorio sulla poesia e la fiaba da me stessa tenuto.
 Lo scrittore Alves Rubem A. usa la definizione “parole da mangiare”, io amo usare la metafora del “giardino delle parole”, che dovrà essere ricco di diversi esemplari e di fiori di tutte le specie, per poter vivere della sua integrale bellezza, nutrendo coloro che lo visitano.
 Reimparare a “fare parola”, serve a individuare  le personali gradazioni e sfumature “cromatiche” e ad esprimersi utilizzandole.
 Questa ricerca  implica anche una chiarezza d’intenti ed un accrescimento della propria sensibilità, grazie ad un più profondo ascolto di se stessi e dell’altro. Ne deriva un miglioramento della comunicazione, una crescita della  fiducia e quindi una trasformazione positiva della relazione o dello scambio in atto; giacchè la parola, reintegrata dei suoi antichi valori, si fa strumento di bellezza e consente agli interlocutori di raccontarsi e di rispettarsi maggiormente. 
Il nuovo parlare, inteso come armonica chiave d’accesso agli altrui mondi,  richiede un rispetto e una sensibilità nell’ascolto della soglia altrui, ormai spesso dimenticato.
Le parole hanno quindi bisogno di essere dosate, abbellite, decorate, persino cantate....
Per abituarsi a questo piacevole lavoro si possono usare la poesia e la fiaba, come  fonti di ricchezza e di riscoperta dei propri paesaggi interiori.
Scrive  il pedagogista e poeta trentino Mario Bolognese : “la poesia  sa riscoprire orme, anche nostre, che il vento sembra aver cancellato, camminando sulla spiaggia della vita...”
Grazie all’ascolto, alla lettura e alla sperimentazione creativa,  la parola in tal modo diverrà come una casa pronta ad accogliere un ospite: ripulita, profumata, non troppo rumorosa, una parola che invita a sedersi e ad ascoltare, una parola angelo che vuole svelare tesori remoti e non solo messaggi d’azione .

“Le parole poetiche, come alberi,
affondano le radici nella terra del cuore,
per poi innalzare i loro canti di foglie al cielo.
Dopo, se si resta ad aspettare, loro, le armoniose parole,
ritornano indietro come eco di angeli tra i brulli campi dorati...”   CB

Insieme alla poesia, sia pensata, che vissuta e scritta,  il racconto e la fiaba, citati da studiosi come James Hillman[2], Maria Varano[3] e  M.Bolognese[4], sono gentili e democratici strumenti che nutrono creando bellezza ed armonia, giacché permettono anche di  riscoprire, riordinare, condividere, ridipingere  i propri paesaggi interiori:

“ Nonna Luna racconta
e la musica-vento
del suo cosmico respiro
ridona a chi sogna
l’usignolo smarrito”.

M.Bolognese



[1] Tratto  dal Corano ( XIV, 24-25 )
[3] Autrice di  “Guarire con le fiabe, come trasformare la propria vita in racconto”, casa editrice Meltemi.

2 commenti:

  1. ‎... Pensieri e ospiti invisibili...

    Il proposito della poesia è ricordarci
    Come è difficile rimanere una persona sola,
    perchè la nostra casa è aperta,
    non ci sono chiavi alla porta
    e ospiti invisibili vanno e vengono. ( Milosz )

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  2. "Noi siamo come quadri
    dagli infiniti paesaggi
    io di te non conosco che qualche nuvola,
    tu di me, qualche foglia.
    Come può un granello di sabbia
    bastare per dire di conoscersi?"CB

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