“Nel più lontano passato, molto
prima che l’uomo facesse la sua comparsa sulla terra, un albero gigantesco
s’innalzava fino al cielo. Asse dell’Universo, attraversava i tre mondi. Le sue
radici affondavano fin negli abissi sotterranei della terra , i suoi rami
arrivavano all’empireo. L’acqua attinta dalla terra diventava
la sua linfa, dai raggi di sole
nascevano le sue foglie, i suoi fiori e i suoi frutti.” Il vento faceva
risuonare le sue fronde tutt’intorno, mentre l’aria di giorno si rinfrescava e si rinnovava anche
grazie al suo contributo. “ Attraverso
di lui, il fuoco scendeva dal cielo, la sua cima, raccogliendo le nuvole,
faceva cadere le piogge fecondatrici....” Era il saggio essere che collegava i
mondi di sotto, di mezzo e di sù. “In lui il cosmo si rigenerava in perpetuo.
Fonte di ogni vita, l’albero dava riparo e nutrimento a migliaia di esseri. Tra
le sue radici, strisciavano i serpenti, gli uccelli si posavano sui suoi rami.
Anche gli dei lo sceglievano per soggiornarvi. Ritroviamo quest’albero cosmico
in quasi tutte le tradizioni, da un capo all’altro del pianeta, ed è lecito
supporre che sia esistito dappertutto, anche là dove la sua immagine si è
cancellata”.[1]
Tracce della sua presenza si
ritrovano nella poesia di R.Tagore: “Gli alberi sono
lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo... “
[1] Quanto riportato tra
virgolette è stato tratto dalla pag.1 del testo di Jacques Brosse “mitologia
degli alberi” casa edit. BUR Saggi, Milano , 2007; il resto è della sottoscritta.
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