venerdì 10 maggio 2013

Leggenda: l’origine del larice


Come nacque il LARICE: 


C’era una volta
 un torrente d’argento in cui abitavano le aguane, creature acquatiche.
 Marugiana, dal sangue misto, figlia di un’aguana e del signore del castello, era la loro regina e conosceva le tragedie e le sventure che colpivano gli uomini.
Un giorno un principe passando accanto al torrente la vide e s’innamorò di Marugiana, e lei di lui.
Il giovane la chiese in sposa e Marugiana accettò ma, come regalo di nozze, desiderò che almeno per un attimo il dolore e il male svanissero dal mondo.
Era questo un desiderio impossibile da esaudire, se non nel mondo di Utopia.
Si consultarono tutti i saggi del posto e solo una vecchietta, creatura dell’acqua, un’ aguana per l’appunto, pensò ad un momento in cui tutto sembrava fermarsi in una pace irreale, un momento che era solito accadere ogni secolo, e fortuna voleva che, proprio durante quell’anno, il giorno di San Giovanni Battista a mezzogiorno in punto si sarebbe ripetuto.
Così i due innamorati decisero di sposarsi durante quel magico giorno e le nozze poterono celebrarsi in un’atmosfera incantata.
Due nani, come regalo, decisero di legare tutti i fiori in un mazzo gigantesco, grande come un albero, che poi piantarono in una radura della montagna, dandogli il nome di Larice, segno di protezione del focolare domestico.
Certo che i nani avevano avuto un bel pensiero, ma non avevano riflettuto sul fatto che in montagna, durante gli inverni rigidi, il Larice sarebbe morto.
Pensarono e ripensarono alle possibili soluzioni, ma Marugiana semplicemente gettò sulla pianta il suo velo di nozze...la pianta magicamente cominciò a germogliare e poi a fiorire, con coni rossi e profumati.
Tutti i presenti rimasero stupiti per la bellezza della giovane pianta e decisero che da quel momento sarebbe diventata il simbolo del matrimonio. Infatti quest’albero, come il matrimonio, è verde e fiorito in primavera, poi diventa rosso e oro come la maturità, ma d’inverno, se una nuova Marugiana non lo ricopre con il velo della speranza e dell’amore, diventa secco e spoglio.

Tratto da: “Florario” di A.Cattabiani ed. Mondadori

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