mercoledì 8 maggio 2013

Fiaba: Liubel di M.Bolognese


L     I     U     B     E     L
...una fiaba di Nonna Orsa... di Mario Bolognese

...Quando Lìubel, dopo tante avventure, finalmente trovò sua madre sdraiata sull'erba, vicino a una sorgente d'acqua, i suoi occhi  luccicarono  di gioia e  di tristezza. Gioia per averla ritrovata e tristezza  perchè dalla  fonte sgorgava solo un filino d'acqua e  perchè i capelli di quella splendida donna, come lo stesso prato, avevano un colore ingiallito e stanco... Ma Nonna Orsa, intuendo la situazione, la svegliò e la fece ridere...Come era buffa  mentre danzando con Lìubel  agitava le braccia e  i suoi lunghi peli... Così tutte si abbracciarono... E la madre ora sorrideva  grata per quei doni...  E anche il prato si era come risvegliato...Ma se volete conoscere tutta la storia fin dall'inizio del suo girotondo, Nonna Orsa volentieri ve la racconta...

                                                       ... Lìubel, la bimba , piume d'acqua negli occhi e fuoco verde nel cuore,  era giunta  nella  Terra di Mezzo, un regno misterioso sospeso tra i mondi. E in questo luogo amava incontrarsi  con Luna Nascente e con Nonna Orsa.
Lìubel, quando giocava con le amiche, si metteva tra i neri capelli un fermaglio d'argento, a forma di falce, e così  con il  suo corpo di seta e alabastro si divertiva a fluttuare nell'aria  nascondendosi per la gioia di farsi ogni volta trovare... E come una farfalla tra i fiori sorridendo, e a tratti ridendo, emanava soffi di vita e si lasciava permeare dal germinare incessante che la circondava. Luna Nascente portava infatti magìa e Nonna Orsa allegria...
Lìubel amava giocare a nascondino  con mille e mille creature e forme di vita, alcune delle quali vedeva solo lei, perchè anche  sulla sua pelle fiorivano sguardi.
La Terra di Mezzo era come un grande grande nido che ospitava spiriti di bambine e bambini come fossero uccellini e uccelline. Qui si fermavano, magari dopo avere a lungo viaggiato, perchè dovevano riparare, correggere, trasformare o abbellire la loro fiaba.  Magari avevano un po' dimenticato la musica di certe parole, la danza di alcune immagini e che un uovo, una volta,  le aveva contenute... Anche Lìubel era giunta nella Terra di Mezzo per questo sacro gioco di ridonare bellezza al proprio racconto e lo faceva fondendo  il suo respiro con il nutriente e profumato silenzio  della  natura che la circondava.
Un'antica storia diceva in fatti che ognuno e ognuna, apparendo alla finestrella del mondo, riceveva in dono un semino-fiaba che doveva accudire e far germogliare                                                                                                      E ben presto Lìubel, ricca di mille e mille parole diverse, raccolte spigolando anche nel sottobosco,  aiutava chiunque aveva difficoltà a  ri-tessere il proprio racconto. E Nonna Orsa entrava in gioco  imitando le voci della natura e i movimenti degli animali. Così capivano che le parole erano creature viventi...
Sapevano tutte e tutti gli ospiti della Terra di Mezzo che il viaggio  doveva proseguire verso un altro piccolo caldo nido pronto per loro, da qualche parte del grande cosmo. Ma prima dovevano lavorare sul loro giardino di parole e solo alla fine, con la loro bella fiaba messa a nuovo nel cestino da viaggio, la soglia si apriva... e  il viaggio poteva  proseguire...
E aveva il suo bel da fare Lìubel nel suo lavoro di giardiniera delle parole, anche perchè c'erano differenze tra gli spiriti femmine e quelli dei maschi.
C'era chi giocava con le parole danzando con loro e chi invece  le collezionava per farne ghirlande . Chi ne ascoltava il battito e il respiro e chi le voleva sottomesse...
Leggero era il segreto di Lìubel  per aiutare a  inanellare parole nella grazia di un  racconto: per trovare la  perla  solo consigliava di lasciar  schiudere il cuore con la grazia delle valve di una conchiglia...E mitemente aspettava che ognuno ed ognuna ritrovasse, con lo stupore, il suo passo di danza nel giardino dei tanti e diversi racconti...
A nche lei, lo sapeva bene,  era solo di passaggio ma da molto tempo la sua fiaba di Donna- Pelle -Bambina era pronta e profumata, nel suo bel cestino di erbe intrecciate.
Lìubel, principessa di tanti e diversi sorrisi, se  ogni tanto piangeva per la nostalgia  le sue lacrime, pur nel dolore,  erano rugiada sulle zolle di terra... Sapeva che  doveva andare da sua madre che l'aspettava da tempo... Lo desiderava tantissimo, anche per  per ringraziarla portandole i suoi  regali, ma...Ma colma di generosità, come un pètalo che cerca altri pètali, non voleva partire da sola...
Tredici lune prima infatti sua madre le aveva mandato con uno stormo di civette e colibrì  i suoi doni:  scialli con i colori dell'arcobaleno  e altri due, uno bianco e uno nero. Ogni colore dilatava un gesto, suggeriva un rito,  apriva visioni,    rendeva ritmico il passo e rotondo il pensiero.
E Lìubel indossava , ringraziando il  Grande Mistero, quello bianco all'alba  e quello nero a ogni tramonto.
Attorno a sé aveva già raccolto un piccolo girotondo di spiriti bambine pronte come  lei al passaggio ma il suo istinto le diceva di aspettare  ancora un poco, perchè   forse c'era un'altra creatura che voleva partire.
Infatti durante una mattina splendente di pioggia e di sole Lìubel uscì dalla sua capanna per assaporare la magìa di quell'incanto. “ Che meraviglia!”, si disse,  anche perchè non aveva mai assistito a un evento di quel genere.  In quella zona dove aveva dimora, a oriente della grande foresta, in quel momento la luce aveva riflessi ìndaco e le gocce di pioggia  aprivano un arcobaleno di lùcciole...
Fu allora che vide Pùlcinet, uno gnomino zoppo con l'aria smarrita.  L'esserino si era perso e infatti  stava molto da solo  perchè  gli spiriti bambini degli gnomi non lo invitavano a giocare con loro .  Ritenevano  infatti che a causa della sua menomazione non fosse bravo ad arrampicarsi sugli alberi e a saltare di ramo in  ramo con gli scoiattoli. Era questo infatti il loro gioco preferito... E non solo non lo invitavano ma lo prendevano anche in giro.
Lui, Pùlcinet, si rattristava ma era sempre gentile con loro. E così passava il tempo a girovagare nella grande foresta  sempre con la sua piccola fiaba curiosa di incontri...
Così Lìubel e le  amiche invitarono Pùlcinet a partire con loro.
“ Ma io non sono pronto”, arrossì lo gnomino danzando su se stesso per l'emozione.
La bimba con la pelle di alabastro sorrise e aprì il suo cestino da viaggio. Era vuoto...come
quello delle altre ... Ma fu  allora che un vento leggero  avvolse Lìubel donandole  fuoco di stelle,  pèttini d'acqua e capriole di terra. La fiaba era lei...
Ed era Lìubel che ,  danzando con  lo scialle della madre,  aveva   risvegliato e invitato quel vento che ora la rivestiva di seta  e del canto di ogni ninnananna...
Lìubel sorrise e in quell'abbraccio anche gli spiriti bambine si sentirono fiaba. E lo stesso Pùlcinet non era più preoccupato  di aver sbagliato racconto. Anche il suo cestino vuoto era però pieno di mille invisibili semini pronti dolcemente  a germogliare, sognando magari un padre...
Fluttuarono tutte e tutti oltre la soglia, anche Nonna Orsa, con Pùlcinet aggrappato a lei .
Lìubel  ora sapeva, lo sentiva nel cuore, che lontano la splendida sua madre, forse sola, forse un po' triste, forse con una gran voglia di ridere , la  stava aspettando...




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