L I U
B E L
...una fiaba di Nonna Orsa... di Mario Bolognese
...Quando Lìubel, dopo tante avventure, finalmente trovò sua
madre sdraiata sull'erba, vicino a una sorgente d'acqua, i suoi occhi luccicarono
di gioia e di tristezza. Gioia
per averla ritrovata e tristezza perchè
dalla fonte sgorgava solo un filino
d'acqua e perchè i capelli di quella
splendida donna, come lo stesso prato, avevano un colore ingiallito e stanco...
Ma Nonna Orsa, intuendo la situazione, la svegliò e la fece ridere...Come era
buffa mentre danzando con Lìubel agitava le braccia e i suoi lunghi peli... Così tutte si
abbracciarono... E la madre ora sorrideva
grata per quei doni... E anche il
prato si era come risvegliato...Ma se volete conoscere tutta la storia fin
dall'inizio del suo girotondo, Nonna Orsa volentieri ve la racconta...
... Lìubel, la bimba ,
piume d'acqua negli occhi e fuoco verde nel cuore, era giunta
nella Terra di Mezzo, un regno
misterioso sospeso tra i mondi. E in questo luogo amava incontrarsi con Luna Nascente e con Nonna Orsa.
Lìubel, quando giocava con le amiche, si metteva tra i neri
capelli un fermaglio d'argento, a forma di falce, e così con il
suo corpo di seta e alabastro si divertiva a fluttuare nell'aria nascondendosi per la gioia di farsi ogni
volta trovare... E come una farfalla tra i fiori sorridendo, e a tratti
ridendo, emanava soffi di vita e si lasciava permeare dal germinare incessante
che la circondava. Luna Nascente portava infatti magìa e Nonna Orsa allegria...
Lìubel amava giocare a nascondino con mille e mille creature e forme di vita,
alcune delle quali vedeva solo lei, perchè anche sulla sua pelle fiorivano sguardi.
La Terra di Mezzo era come un grande grande nido che
ospitava spiriti di bambine e bambini come fossero uccellini e uccelline. Qui
si fermavano, magari dopo avere a lungo viaggiato, perchè dovevano riparare,
correggere, trasformare o abbellire la loro fiaba. Magari avevano un po' dimenticato la musica
di certe parole, la danza di alcune immagini e che un uovo, una volta, le aveva contenute... Anche Lìubel era giunta
nella Terra di Mezzo per questo sacro gioco di ridonare bellezza al proprio
racconto e lo faceva fondendo il suo
respiro con il nutriente e profumato silenzio
della natura che la circondava.
Un'antica storia diceva in fatti che ognuno e ognuna,
apparendo alla finestrella del mondo, riceveva in dono un semino-fiaba che
doveva accudire e far germogliare
E ben presto Lìubel, ricca di mille e mille parole diverse, raccolte spigolando
anche nel sottobosco, aiutava chiunque
aveva difficoltà a ri-tessere il proprio
racconto. E Nonna Orsa entrava in gioco
imitando le voci della natura e i movimenti degli animali. Così capivano
che le parole erano creature viventi...
Sapevano tutte e tutti gli ospiti della Terra di Mezzo che
il viaggio doveva proseguire verso un
altro piccolo caldo nido pronto per loro, da qualche parte del grande cosmo. Ma
prima dovevano lavorare sul loro giardino di parole e solo alla fine, con la
loro bella fiaba messa a nuovo nel cestino da viaggio, la soglia si apriva...
e il viaggio poteva proseguire...
E aveva il suo bel da fare Lìubel nel suo lavoro di
giardiniera delle parole, anche perchè c'erano differenze tra gli spiriti
femmine e quelli dei maschi.
C'era chi giocava con le parole danzando con loro e chi
invece le collezionava per farne
ghirlande . Chi ne ascoltava il battito e il respiro e chi le voleva
sottomesse...
Leggero era il segreto di Lìubel per aiutare a
inanellare parole nella grazia di un
racconto: per trovare la
perla solo consigliava di
lasciar schiudere il cuore con la grazia
delle valve di una conchiglia...E mitemente aspettava che ognuno ed ognuna
ritrovasse, con lo stupore, il suo passo di danza nel giardino dei tanti e diversi
racconti...
A nche lei, lo sapeva bene,
era solo di passaggio ma da molto tempo la sua fiaba di Donna- Pelle
-Bambina era pronta e profumata, nel suo bel cestino di erbe intrecciate.
Lìubel, principessa di tanti e diversi sorrisi, se ogni tanto piangeva per la nostalgia le sue lacrime, pur nel dolore, erano rugiada sulle zolle di terra... Sapeva
che doveva andare da sua madre che
l'aspettava da tempo... Lo desiderava tantissimo, anche per per ringraziarla portandole i suoi regali, ma...Ma colma di generosità, come un
pètalo che cerca altri pètali, non voleva partire da sola...
Tredici lune prima infatti sua madre le aveva mandato con
uno stormo di civette e colibrì i suoi
doni: scialli con i colori
dell'arcobaleno e altri due, uno bianco
e uno nero. Ogni colore dilatava un gesto, suggeriva un rito, apriva visioni, rendeva ritmico il passo e rotondo il
pensiero.
E Lìubel indossava , ringraziando il Grande Mistero, quello bianco all'alba e quello nero a ogni tramonto.
Attorno a sé aveva già raccolto un piccolo girotondo di
spiriti bambine pronte come lei al
passaggio ma il suo istinto le diceva di aspettare ancora un poco, perchè forse c'era un'altra creatura che voleva
partire.
Infatti durante una mattina splendente di pioggia e di sole
Lìubel uscì dalla sua capanna per assaporare la magìa di quell'incanto. “ Che
meraviglia!”, si disse, anche perchè non
aveva mai assistito a un evento di quel genere.
In quella zona dove aveva dimora, a oriente della grande foresta, in
quel momento la luce aveva riflessi ìndaco e le gocce di pioggia aprivano un arcobaleno di lùcciole...
Fu allora che vide Pùlcinet, uno gnomino zoppo con l'aria
smarrita. L'esserino si era perso e
infatti stava molto da solo perchè
gli spiriti bambini degli gnomi non lo invitavano a giocare con loro
. Ritenevano infatti che a causa della sua menomazione non
fosse bravo ad arrampicarsi sugli alberi e a saltare di ramo in ramo con gli scoiattoli. Era questo infatti
il loro gioco preferito... E non solo non lo invitavano ma lo prendevano anche
in giro.
Lui, Pùlcinet, si rattristava ma era sempre gentile con
loro. E così passava il tempo a girovagare nella grande foresta sempre con la sua piccola fiaba curiosa di
incontri...
Così Lìubel e le
amiche invitarono Pùlcinet a partire con loro.
“ Ma io non sono pronto”, arrossì lo gnomino danzando su se
stesso per l'emozione.
La bimba con la pelle di alabastro sorrise e aprì il suo
cestino da viaggio. Era vuoto...come
quello delle altre ... Ma fu
allora che un vento leggero
avvolse Lìubel donandole fuoco di
stelle, pèttini d'acqua e capriole di
terra. La fiaba era lei...
Ed era Lìubel che ,
danzando con lo scialle della
madre, aveva risvegliato e invitato quel vento che ora la
rivestiva di seta e del canto di ogni
ninnananna...
Lìubel sorrise e in quell'abbraccio anche gli spiriti
bambine si sentirono fiaba. E lo stesso Pùlcinet non era più preoccupato di aver sbagliato racconto. Anche il suo
cestino vuoto era però pieno di mille invisibili semini pronti dolcemente a germogliare, sognando magari un padre...
Fluttuarono tutte e tutti oltre la soglia, anche Nonna Orsa,
con Pùlcinet aggrappato a lei .
Lìubel ora sapeva, lo
sentiva nel cuore, che lontano la splendida sua madre, forse sola, forse un po'
triste, forse con una gran voglia di ridere , la stava aspettando...
http://www.youtube.com/watch?v=gSbQo525i3Q
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