Riprenderci quello
che abbiamo perduto:
La città, come un
serpente, inghiotte i suoi abitanti.
Gli anziani rimangono soli
tra quattro mura di freddo cemento, a volte, lì salutano la vita, senza che
nessuno si accorga del loro ultimo respiro.
Gli adulti corrono,
lavorano, lavorano ed ancora lavorano per pagare i mutui e per comprare ciò che
credono di desiderare e di avere bisogno. Garantiscono il futuro ai loro figli,
ma anche il funzionamento del mercato. Usano nuovi avanzati strumenti tecnologici,
accumulano oggetti e con essi stress, che poi scaricano nelle palestre o
durante frettolose cene in famiglia.
Le attività giornaliere diventano sempre più numerose e frenetiche,
le preoccupazioni anche...e chi ci rimette?
Tutti...ma specialmente i bambini, che non hanno diritto di
esprimere le proprie opinioni, nè di vedere rispettati i propri bisogni, perchè
solo possono seguire la volontà degli adulti.
Nella nostra società, i bambini sono solo delle piccole creature,
il cui parere non conta, eppure sono spesso depositari di grandi saggezze.
Deprivati della loro voce, sono troppo spesso trattati come dei bambolotti che
vengono inconsapevolmente coinvolti in questa frenesia.
Ma quando sarà rispettato il loro diritto di svolgere una vita
sana?
Quando gli permetteremo di vivere il vuoto, per scoprire il pieno
e dar vita al nuovo?
Quando li priveremo di tutte quelle fitte immagini fornite da
computer, televisioni, libri[1],
sale cinematografiche che tolgono spazio o, meglio ancora, modellano la loro
fantasia?
Quando gli restituiremo il tempo di immaginare ed il diritto di
sognare ad occhi aperti e di reinventare un mondo a propria misura?
Mi chiedo se non sia giunto il momento di fermarci e di riappropriarci
del silenzio, del vuoto e dei ritmi naturali. Chissà quanto cambierebbero le
nostre vite se con i bambini sperimentassimo sempre di più anche lo spazio natura.
Quanta salute regaleremmo loro se semplicemente gli consentissimo
di esplorare i boschi e i luoghi selvaggi...
La paura degli istinti , del naturale, del selvaggio spesso frena
gli educatori e limita la libertà dei bambini di sperimentare; ma se li
lasciassimo scoprire i propri istinti naturali, anche quelli più “animaleschi”,
cosa potrebbe accadere di così spaventoso?
Probabilmente sarebbero di nuovo capaci di sopravvivere anche
senza un fornello elettrico e senza un computer e riapprezzerebbero una vita
semplice... forse comincerebbero anche a dare il giusto valore a quanto gli è
concesso di scoprire, di vivere e di possedere.
A parer mio, dovremmo ricondurre l’educazione alla scoperta,
aiutare a riattivare l’olfatto ed il tatto; dovremmo smettere di pensare ai
vestitini sporchi (offrendo la chance dell’abito da “guerra”) e ragionar meno
su tutte le malattie che si possono prendere all’aperto, per offrire maggiore
libertà. Il bambino non deve vivere in un museo, nè essere un pezzo da
esposizione, deve toccare, sperimentare e sporcarsi di vita...
Dovremmo rinsegnare loro a smontare, ricostruire, ricreare, anzicchè comprare e buttare.
A volte penso che la “crisi” non sia un cattivo male di cui ci si
debba al più presto sbarazzare. E’ probabile che abbiamo di nuovo bisogno di
impoverirci (materialmente) per riscoprire l’ascolto di noi stessi, dell’altro
e della natura.
Vista come una opportunità, potremmo assecondare l’assenza del
“benessere”per riapprezzare la ricchezza nei semplici valori della bellezza,
dell’amicizia e della solidarietà, anche tra sconosciuti.
L’attuale crisi economica, in tal senso, potrebbe diventare
un’occasione ed un valido strumento per ricontattare le doti ed i reali bisogni
che ciascuno di noi ha sapientemente seppellito nel cofanetto della memoria;cioè
in quel piccolo tesoriere che si è soliti nascondere da piccoli sotto terra, in
un giardino segreto.
Dovremmo proprio rivisitare quel giardino e rispolverare quello
scrigno, abbandonando la paura del cambiamento ed il timore di non farcela, per
rimetterci in gioco e vivere diversamente, anche con “poco”.
Finalmente dovremmo ridedicare
a noi stessi, e quindi ai bambini, una sana e semplice vita, fatta di piccole
belle cose, che ormai non apprezziamo più , poichè le diamo per scontate o
perchè non le reputiamo più degne della
nostra adulta attenzione .
Spesso mi chiedo il perchè l’educazione e l’affettività del
bambino siano legate alla quantità di cose che riusciamo ad offrirgli e non
alle emozioni, agli affetti, alla presenza, alla bellezza, alla serenità ed al
rispetto che sappiamo garantirgli.
Nel momento in cui torneremo ad apprezzare, e ad offrire, piccole
cose, quando ridaremo valore anche al mondo naturale che ci circonda, avremo
restituito ai bambini, ed a noi stessi, quella semplice ricchezza che noi
adulti abbiamo ricevuto e che abbiamo dimenticato; quel gioco spontaneo e
quella dolce libertà che ci ha consentito di sperimentare, di sbagliare, di
farci male ma anche di gioire.

Quando avremo riassaporato la nudità della “povertà” e della
consapevole scoperta, forse avremo restituito, non solo ai più piccoli, salute
fisica e psichica.
Giocare negli spazi aperti e comuni, rincorrere conigli e
farfalle, toccare foglie, alberi e pietre, ascoltare il fiume che scorre,
il mare che si agita, osservare un tramonto, assaporare il silenzio, l'assenza
di esagerati impegni, non sarebbe solo un piacere per noi stessi, ma è
soprattutto un diritto dei nostri figli ed un dovere degli adulti
garantirglielo, attraverso le scelte quotidiane e l’educazione, anche
scolastica.
Spingendoci
oltre, garantiremmo una maggior salute se addirittura costruissimo più su loro
misura le città, i paesi e i parchi, affinchè sia possibile un mondo più dolce
e meno artificiale (come i centri commerciali, dove ormai i bambini passano
molto del loro tempo libero). A parer non solo mio, dovrebbe essere un nostro
doveroso impegno intanto restituire quei luoghi e quelle esperienze, che fanno
riaffiorare lo spirito di avventura, la curiosità sperimentando, perchè no,
persino il pericolo.
Sarebbe già un grande passo avanti se cominciassimo
dalle scuole, permettendo agli alunni di fare pause più prolungate, di giocare all’aperto
e di avere un giardino ed un orto per innaffiarlo e curarlo.

Assistere
al miracolo della vita, vedendo piante, fiori e frutti nascere, crescere e
morire, partecipando attivamente a questo naturale processo vitale, ha sempre
garantito benessere ed equilibrio pscio-fisico all’essere umano.
Cervia, 2013 - CB
[1] con questo non intendo
dire che i libri sono antieducativi e non vanno letti, anzi tutto il
contrario...voglio solo fare riflettere
sul sovraccarico di immagini, belle e non, ricevono i piccoli.
" LASCIATE GIOCARE I BAMBINI:
i pediatri rivendicano il tempo libero
di fronte all'accesso delle attività extrascolastiche "
“ L’aroma dei sentieri orlati di menta danza nella mia infanzia”. A.Mozombreres
“ La mia infanzia è un covone di odori”. Louis Chadourne
“ Felice, felice il mortale che lo incontra per via,
perché le sue mani sono colme di benedizioni
e il suo tesoro trabocca” Esiodo
fotografie e laboratori artistici a cura di C.Bousquet
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